I criminali sono orizzonti immaginari, letteralmente linee che congiungono i punti più alti di un rilievo montuoso.
Il crinale un orizzonte raggiungibile, l’osservi sempre dal basso; per tutta l’ascesa un paesaggio nega la vista di quello che sta al di là, il cielo si staglia sopra di esso, mette in moto l’immaginazione che spinge passi.
Percorri un paesaggio, mescolanza intensa con l’elemento, diventi parte di esso sino a quando non ti sorprenderai sospeso tra cielo e terra. Là sei sulla schiena terrestre, sul confine, cercherai un equilibrio tra due luoghi, su una sottile linea, punto di contatto percorribile tra gli elementi. Il crinale prosegue la sua corsa parallela al cielo tramite tentativi di innalzamento. Forse è inevitabilmente sconfitto nella sua ricaduta e funzioni di congiunzione, ma il suo potere è quello di essere l’orizzonte silenzioso che accompagna, divide, leva, sospendi e quindi, molto umanamente, “tenta”.
Puoi seguirlo per un tempo, ma poi da una parte o dall’altra dovrai scegliere di scendere. Non puoi restare sospeso indefinitamente. Su quel confine sensazioni e reazioni emotive attraverso il corpo come scie scuotono la carne e l’anima. Questi stati compaiono e scompaiono velocemente come nebbie, mutano sia il paesaggio umano che quello naturale, celano completezza del quadro, permettono all’occhio di completare visioni di sé e del luogo.
Dei crinali narra un paesaggio che porta alla sospensione, alla ricaduta, al tentativo perenne di mutare, senza porre la parola “fine” alla sua esplorazione.