WONDER(L)AND è un territorio di pratiche, di dialoghi, di visioni e di incontri, in cui i linguaggi del corpo, la danza e la coreografia sono sostanza e strumento per la creazione di un “sottobosco” di eventi e di “invenzioni” performative, la cui coesistenza e filo conduttore sono dettati da una comune aderenza all’idea di stupore e meraviglia.
Provare meraviglia ci riporta al thaumazein aristotelico, all’oscillazione tra il sorprendente e il perturbante, tra la “gioiosa” perentoria affermazione del proprio agire e il disorientamento, l’impatto che ci sorprende quando una visione o un evento, di qualsivoglia natura, sopraggiunge a mutare il nostro sguardo verso le cose.
La meraviglia dunque, investe i nostri sensi e genera quella pulsazione che, deviando il ritmo abituale della percezione, induce e produce nuova conoscenza.
Nella molteplicità di eventi che confluiscono in WONDER(L)AND, il territorio d’indagine privilegiato è quello in cui la meraviglia sospende, declina e affina il dialogo tra l’immagine e la sua percezione, tra quello che gesto, corporeità e suono possono articolare nell’interazione con il loro habitat, e le risonanze generate nell’osservatore, in chi ne introietta la visione.
Per strutturarsi sotto questa angolatura, ogni azione si situa fra un prima e un dopo, tra realtà e sorpresa, tra consapevolezza e collisione. Non inizia né esaurisce nessun grado di in-formazione, ma intercetta e aggancia, mette in relazione, crea traiettorie e potenzialità.
Come in Natura, dove tutto si trasforma da una materia all’altra in una condizione di anatomia illimitata, in WONDER(L)AND ci si appoggia su una continua ridefinizione ritmica tra respiro e percezione ambientale, tra flusso sanguigno e atmosfera, tra vettori di movimento e immersione nel reale, tra fluida individualità e osmosi collettiva.
Se mi muovo, è per partecipare all’intero meccanismo ambientale di cui la mia fisicità è solo una parte, così come quella dell’osservatore, poi c’è tutto il resto, vegetale, minerale, il visibile e l’invisibile…
Sopraggiungono qui le parole di Walt Witman e di molti altri che come lui hanno evidenziato con potenza, vigore - ma anche con leggerezza e netta cadenza ritmica - la declinazione polifonica del corporeo, il suo essere parte di un tutto: organico e inorganico, enciclopedico e cosmico.
“Ho scoperto che nel mio corpo c’è granito, carbone, muschio
filamentoso, frutta , grani, radici commestibili,
E sono tutto decorato di quadrupedi e di uccelli,
E ho preso le distanze da ciò che è dietro di me e con buone ragioni,
E posso richiamarlo di nuovo vicino a me quado voglio.”
W.W.
Un corpo che ha energia, vigore, potenza, che può essere al contempo granito e linfa, nervatura e volo e che tende verso la meraviglia, quale necessaria condizione per rigenerarsi nell’esperienza individuale e nella possibilità di apertura dell’immaginario collettivo.
Residenza creativa a cura di ACS - Abruzzo Circuito Spettacolo
Residenza creativa a cura di Santarcangelo dei Teatri