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Francesco Marilungo

Paradise: Part 1

Vetrina 2016 - sezione IN

Con: Francesco Marilungo, Francesco Napoli
Video / foto: Chiara Caterina

Suono / luci: Francesco Marilungo

Co-produzione: Danae Festival
Con il sostegno di: Compagnia di danza Enzo Cosimi, Mosaico Danza, CSC Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa, ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, C.L.A.P.Spettacolo dal vivo
Con il contributo di: Next 2015 Regione Lombardia

“Paradiso è il luogo della nostalgia in senso biblico, ma oggi anche una parola molto abusata.Ovunque viene promesso il paradiso e tutti ricercano il proprio.”
(Ulrich Siedl)

Nella ricerca ancestrale della felicità, l'uomo ha dato vita nel corso del tempo a comportamenti che sono stati ampiamente descritti in maniera esplicita soltanto nell'Ottocento dallo scrittore Leopold von Sacher- Masoch e che fanno parte di quello stato di natura/perversione che proprio da lui prenderà il nome.
Il masochismo - defnito da Millais Culpain come “un germe presente in ognuno di noi” - esprime la necessità dell'uomo di sperimentare il dolore: molteplici sono le forme e diverse le intensità della percezione in relazione ad un limite ottimale che ne garantisca la massima gratifcazione.
Questa necessità viene presa in esame nella performance attraverso un oggetto in latex meglio conosciuto come vacuum-bed; strumento tipico della pratica BDSM è infatti uno dei tanti, possibili feticci necessari per innescare il processo di disconoscimento del reale e attivare il sogno, sospendendo il masochista nell'ideale. La perversione alla base dell'utilizzo del vacuum-bed, l'ipossoflia, cioè il piacere derivante dalla deprivazione d'ossigeno, concretizza quel “munirsi di ali e fuggire nel sogno” di cui parlava poeticamente Masoch, quell' invito alla ricerca della felicità, una felicità impossibile da raggiungere se non nel proprio Paradiso.
L’ “immagine zero” della performance è appunto costruita sull’utilizzo del vacuum-bed, immagine da cui il lavoro di composizione prosegue seguendo in parte la metodologia RTC. Due sono i piani di sviluppo, lo “spazio scenico”, dove interagiscono i corpi dei due performer e quello dello schermo.
Per quanto riguarda il materiale video, si fa riferimento alla flmografa di Ulrich Siedl, cinesata austriaco.
I concetti di feticcio e di masochismo con il loro immaginario iconografco stratifcato nel tempo si annidano ancora nel cuore della modernità, al centro dell'uomo contemporaneo, dando una nuova declinazione alla concezione di corpo e desiderio.

 

ph Pioggia
- Marche -

Francesco Marilungo

Attento al rigore compositivo di matrice RTC (Real Time Composition), focalizza il suo interesse nella creazione di atmosfere, frutto della giustapposizione di immagini strutturate su più livelli di rappresentazione.
Nei suoi lavori ricorre al corpo come portatore del duplice valore ...

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