THEIMPORTANCEOFDANCINGLIKEANIDIOT (titolo provvisorio)
di e con Nicola Simone Cisternino, Maria Vittoria Feltre e Luca Zanni
produzione Company Blu
in residenza a ZONE libre_azioni di sostegno alla creatività contemporanea/ACS Abruzzo Circuito Spettacolo, C.L.A.P.Spettacolodalvivo
“Una delle cose più curiose e più intriganti che possiamo notare in quasi tutte le culture e in tutti i punti della storia è la necessità degli umani di riunirsi in grandi gruppi per immergersi in suoni ritmici per i più svariati motivi, una richiesta divina, l’accoppiamento, celebrare una vittoria o anche per contribuire al nostro stato mentale.
La danza quindi intesa come esercizio storico non ha nulla a che vedere con il ballare bene, con l’essere giovani o eleganti ma è più una necessità di trascendere la nostra individualità, per averci indotti a fonderci in un insieme più ampio.”
La lettura dell’articolo The importance of dancing like an idiot, di recente pubblicato online su The book of Life e del quale qui abbiamo riportato alcune parole, ha suscitato in noi un particolare interesse, tanto da volerlo identificare come fonte principale della nostra ricerca sull’importanza del movimento come linguaggio e sul valore sociale della danza. E ancora, per riportare qualche concetto fulcro di questo progetto in fase embrionale:
“dobbiamo urgentemente recuperare il senso del beneficio e dell'impatto universali della danza. Ma il più grande nemico di questo è la paura, e in particolare la paura - come possiamo dirlo - di sembrare ”come un idiota" di fronte a persone la cui opinione potrebbe essere importante”. Un invito quindi a recuperare urgentemente il senso del movimento nel ritmo, chiamato danza, per tornare a far parte di qualcosa di più grande di noi stessi, essere indifferenti al nostro ego e liberarci dalle inibizioni in cui la società ci ha imprigionati. Un invito a pensare alla danza come qualcosa di genuino e spontaneo, accantonando l’estetica barocca, la moda, i cliché e l’artefatto.
THEIMPORTANCEOFDANCINGLIKEANIDIOT intende indagare le necessità e le istintualità che accomunano gli esseri umani nella loro intimità, andando a giocare con il grande nemico che inibisce il naturale e fluido movimento corporeo censurato da una etichetta sociale del “perfetto”, la paura appunto di danzare come un idiota.