Progetto 1
Manbuhsa
coreografia Pablo Girolami
danzatori Giacomo Todeschi, Pablo Girolami
musica Ugate Sooraj - Jota Karloza / Hey Furtila (hey Perky) - Miss Clo
costumi Caterina Politi
Manbuhsa è stato creato immaginando due ragazzini che giocano in una risaia. Incentivata dal fascino per le civiltà estere e forgiata sui ritmi della musica, una relazione si crea tra i danzatori. Attraverso i movimenti, uno spinge l’altro alla scoperta del suo istinto naturale. Un cammino vibrante di inconsapevoli emozioni, innocenza e giocosità.
La prima immagine che ho avuto è stata quella di un esodo urbano. Ho visto un treno stracolmo di gente in viaggio verso il proprio paese di origine. Esploro la sensazione di insicurezza e di quel sentirsi ingabbiati dalla negatività latente
dell’urbanizzazione. Da questo conflitto, sviluppo una sensazione di fiducia che porta a una relazione educativa, volta alla riflessione personale e alla scoperta di sé. Lasciati da parte paura e scetticismo, si staglia una strada libera, fatta di eccitazione e desideri da esplorare.
La seconda immagine su cui mi sono basato riguarda invece il corteggiamento animale, in particolar modo quello degli uccelli. Osservando il loro comportamento durante la parata nuziale, mi sono lasciato influenzare sotto diversi aspetti. Mentre la fisicità di Manbuhsa ci rimanda alle gru, i cui corpi reagiscono simultaneamente agli impulsi reciproci, l’agitazione e la precisione ci possono far pensare al ragno pavone. Manbuhsa è in qualche modo uno studio e una trasposizione sul corpo umano di queste peculiari danze animali.
Pablo Girolami
Progetto 2
Tripofobia
coreografia Pablo Girolami, Giacomo Todeschi
interpreti Pablo Girolami, Giacomo Todeschi
musica Mixed by Extrastunden
con il supporto di KOMM TANZ Teatro Cartiera
Progetto di residenza Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto
In Tripofobia due corpi si incanalano negli schemi ai quali questa fobia fa riferimento. Muovendosi tramite forme geometriche alternate e precise, si districano tra i cunicoli bui privi di aria e conditi di elementi “altri” da noi. Investigano il dualismo tra equilibrio e disequilibrio, passivo e attivo, consapevole e inconsapevole. Una costante a tratti chiara e a tratti offuscata che confonde non solo il pubblico, ma gli interpreti stessi che, sopraffatti da un’energia contratta, incatenano i corpi in torsioni e ripetizioni che tolgono il respiro.
Senza aria, gli spettatori sono spinti verso uno stato di smarrimento e repulsione. I danzatori però sembrano anche godere di questa atmosfera disagiante. All’interno di un’atmosfera afosa ed irrequieta, la causa e l’effetto vengono costantemente rebaltati, in un loop continuo di mutevoli stati.