PANNI STESI
Un rigurgito di parole sconnesse, dei colpi, violenti e feroci, quasi come fruste. Ogni colpo è reato: vite spezzate, colpevole quel male feroce che si cela dietro un taglio sul viso. Il male sorride, e dentro urla, piange. Questa muta coscienza ora è viva e lo trascina verso sé, lo sbatte contro il reato commesso. Vomito. Puzzo di delitti mafiosi nel quale la coscienza annega. Muta, si cela e, quell’identità sporca, si veste dei morsi di coscienza, indossa le pizzicanti vite degli altri ai quali, per dignità o lavoro, ha tolto la vita.